In queste settimane siamo assistendo alla crisi dell’indice di gradimento dei leader di partito di tutte le fazioni politiche. Uno dei motivi di questa discesa è sicuramente da addebitare ad una comunicazione tutt’altro che professionale anzi che a volte scade anche nel dilettantismo.
E’ indubbio che, per chi si trova all’opposizione, è sempre molto più facile, usando l’arma della critica, strappare consensi a chi governa che spesso si trova a prendere decisioni impopolari ma necessarie; ciò è ancor più facile quando il terreno di gioco è in un contesto locale e nazionale; tutt’altra cosa se il terreno di gioco si sposta fuori casa in un contesto internazionale. Siamo stati abituati da anni a tecniche di comunicazione che miravano ad utilizzare, a cavalcare tematiche locali che in quel momento attiravano, o più in generale a screditare l’avversario, catalizzando l’attenzione dell’elettorato e ritagliandosi così un vestito su misura caratterizzato e caratterizzante. Ebbene è proprio questo il profondo limite della comunicazione che li ha portati giocoforza ad una inevitabile perdita di consensi. La Pandemia prima e la guerra russo-ucraina poi, non ha portato solo ad una crisi economica ma anche di immagine dei leader di partito facendo percepire la pochezza della comunicazione politica a livello internazionale, arrivando ad esere anche deleterie.
L’esempio più noto è stato quello di Matteo Salvini leader della Lega con la sua visita in Polonia, ma non da meno sono state determinate affermazioni poco felici come quella del Presidente del Consiglio Mario Draghi con la frase in conferenza stampa “preferiamo la pace o il condizionatore d’aria acceso”; il sottosegretario Giorgio Mulè (Forza Italia) “ogni goccia di sudore versata in estate sarà goccia di sangue risparmiata” ed il segretario del Pd Enrico Letta che fresco della gaffe sulle elezioni (vittoriosa di Viktor Orban) in Ungheria, in occasione delle elezioni francesi dichiara in merito ad una possibile vittoria della Le Pen: «Se vince, spiana la strada a Putin». Vero è che il pericolo più grande per un leader a livello comunicativo (come quello di un attore) è quello di essere identificato in una determinata categoria e non riuscire più a slegarsene (per un comico ad esempio risulta difficile riuscire a farsi apprezzare come attore drammatico perché ormai gli spettatori lo vedono solo nella veste di comico) ma è anche vero che è stato proprio questo a portarlo alla ribalta. Qui entra in gioco in maniera determinante il consulente politico (Spin Doctor) perché è l’unico in grado di comprendere la rapidità del cambiamento e delle misure da prendere per evitare che il leader continui per una strada comunicativa inefficace ed a volte anche autolesionista e operi la svolta necessaria onde evitare il calo dei consensi e l’arrivo di un nuovo attore che lo scavalchi e si proponga come alternativa (non si dimentichi anche le infelici uscite del Ministro degli Esteri Gigi Di Maio). Non basta infatti solo cavalcare il momento ma bisogna anche prevedere l’imprevedibile, cambiare passo gradatamente seguendo le vicende ma a passo sostenuto e nella maniera più coerente possibile. Il vecchio proverbio “Cavallo che vince non si cambia”, in questo contesto è sbagliatissimo perché cambiarlo quando hai perso è inutile (Questa regola non vale solo per la comunicazione politica ma anche per una classe dirigente governativa che si è rivelata non all’altezza di gestire una situazione sia di tipo economico finanziario ma anche di tipo geopolitico e diplomatico).
Certo liberarsi di quella immagine ritagliata negli anni che ti ha portato al successo non è facile ma quando questa diventa una gabbia da cui non riesci ad uscire diventa fondamentale per non rimanere imprigionati e vedersi scemare giorno dopo giorno il proprio consenso e fornire nel contempo agli avversari il fianco per “farti fuori”. Si comprende così importanza dello spin doctor che non è soltanto un consulente di immagine ma uno stratega, un’analista, un radar, un navigatore che ti avverte degli ostacoli e ti propone un percorso alternativo. Probabilmente con una maggiore conoscenza e tempistica giusta, i nostri politici eviterebbero quanto meno i disastri di cui sono oggetto ogni qual volta aprono bocca.
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