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Comunicazione Politica nell'era digitale: intervista a Tommaso Longobardi

Aggiornamento: 14 apr 2022


Il mondo digitale è necessario ed utile per la comunicazione politica? Può oggi un politico comunicare senza conoscere ed essere presente nelle dinamiche della rete e dei social? Abbiamo affrontato questo argomento con Tommaso Longobardi, comunicatore politico ed autore del libro “Comunicazione politica nell’era digitale” (Historica Edizioni). Il testo di Longobardi è un’analisi attenta sulla comunicazione politica italiana prendendo ad esempio l’evoluzione del Movimento Cinque Stelle e quella di Matteo Salvini.

1 - Il libro è un utile manuale delle istruzioni per affacciarsi in modo consapevole alla comunicazione politica nell’era digitale: quanto l’Italia è ancora indietro in questo campo, tenendo presente che in America già Obama aveva capito l’importanza del digitale in politica?

Non considero l’Italia indietro, considero indietro una fetta di politici italiani che ancora non ha compreso l’importanza della comunicazione politica digitale, in una fase in cui il dibattito si concentra nel mondo social. Al contrario ci sono partiti e politici che davvero stanno investendo molto in questo mondo.


2 - La novità politica del Movimento Cinque Stelle e di Salvini: due stili comunicativi diversi ma che hanno saputo monopolizzare la scena politica italiana. Partiamo dai 5Stelle: hanno saputo creare per primi il concetto di network digitale anche grazie ad un’azione di condivisione delle idee del movimento sui profili dei principali canali social dei “cittadini”. Un’operazione semplice ma che ha permesso al Movimento di essere il primo partito nel 2018: per la prima volta grazie ad una comunicazione semplice e coinvolgente persone comuni, lontane da apparati di partito, riescono ad entrare in Parlamento e battere i partiti ben strutturati. È stata la comunicazione digitale a portare a questo boom?

Purtroppo non avremo mai la contezza di quale sia stato il merito social in quelle elezioni, ma siamo sicuri di una cosa: il M5S ha avuto uno dei più potenti mezzi mediatici a disposizione in via esclusiva, perché pochi o nessuno degli altri partiti aveva ancora iniziato a investire nel campo digitale, quindi è come se avessero avuto diverse emittenti televisive esclusive a loro completa disposizione, senza avere alcun filtro giornalistico.


3- Discorso diverso invece per Salvini: è stato capace invece di massimizzare, attraverso la costante e continua presenza sui social, un consenso che nessun politico della Lega Nord mai prima di lui aveva avuto. La comunicazione sulla persona di Salvini (capace di condividere anche momenti “extra” politici) sono riusciti secondo lei anche a vincere il pregiudizio verso la Lega?

Credo che il pregiudizio sulla Lega non lo si sia vinto per la “ristrutturazione” del personaggio Salvini, quanto per lo sconvolgimento della comunicazione complessiva della Lega Nord. Basti pensare al cambio degli slogan (da Prima il Nord a Prima gli italiani) o al cambio dei colori caratterizzanti della comunicazione passati dal verde leghista all’azzurro nazionale.


4 – Salvini ad esempio riesce a crearsi un nemico ogni giorno e attira l’attenzione di tutti. Quant’è importante il ruolo del nemico (o più signorilmente antagonista) nella comunicazione politica?

Tutti i partiti politici, per quel che se ne dica, hanno costruito intorno a se una community legata al contrasto di un nemico-antagonista: che questo sia un altro partito, un’idea, un politico, un fenomeno. Questo fattore rimane sicuramente il maggior collante per tenere unite e compatte le community.


5 – Una costante di molti che usano il mezzo social è la perdita del consenso dopo l’ascesa: Renzi, i 5Stelle, lo stesso Salvini. Come puoi spiegare questo crollo? Perché in Italia esiste questo Gap comunicativo tra la ricerca del consenso (ascesa) e il mantenimento di questo?

Perché sicuramente la tenuta del consenso è la parte più difficile per un leader politico e un partito. In quella fase non basta la comunicazione, c’è un mix tra periodo politico, carisma del leader, decisioni partitiche, avvenimenti extra politici su fattori sociali e tanti altri fenomeni che influenzano il consenso.


6 – Non posso non farti una domanda sul personaggio politico del momento che esula dal libro: Giorgia Meloni. Oggi la sua comunicazione, com’è strutturata riesce ad avere un mix tra il fenomeno Salvini (leader) e quello dei Cinquestelle (capacità da parte dei suoi responsabili e parlamentari di ricondivisione): il fenomeno Meloni rispetto a i due precedenti cosa ha di diverso e di più attrattivo?

Credo che la caratteristica che più attragga dal personaggio Giorgia Meloni sia la coerenza. E in una fase politica dove c’è un continuo ruotare di alleanze tra partiti che condividono poco tra di loro, sicuramente questo favorisce chi rimane fermo nelle proprie idee e posizioni.


7 – In una pagina del libro dici “la comunicazione politica è un investimento continuo nel mondo digitale” ma guardando i politici locali quanto c’è ancora da lavorare per una buona comunicazione politica digitale?

Sicuramente c’è ancora da abbattere il fastidioso pregiudizio secondo cui l’investimento social debba avvenire in fase di campagna elettorale. Se negli anni non hai costruito una storia, una community, un personaggio originale e riconoscibile, non puoi pretendere di utilizzare i social in una breve fase come quella della campagna elettorale per fare politica o chiedere voti. O meglio, puoi farlo ma i risultati saranno pessimi. Credo che la competizione politica, anche sui social, permetterà comunque (magari un po’ alla volta) di educare tutta la politica italiana nel corretto utilizzo dei social come mezzo comunicativo.

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